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  • #3982
    Riccardo
    Membro

    Mi trovo alle prese con la modellazione di un acquifero profondo multifalda in area di alta pianura su un’area da 3×2 km circa, in cui i singoli strati sabbiosi (sarebbe meglio dire lenti a scala “provinciale”) non sono continui e ben distinti; essi sono separati da acquitardi/acquicludi di spessore 10-20 m. In sostanza su uno spessore totale di 80 m (da -70 a 150 m di profondità) avrò mediamente 20-25 m di spessore totale acquifero suddiviso in 3-4 strati da 5-10 m. Ho già ricavato i parametri medi degli strati acquiferi mediante prove di pozzo e prove di lunga durata.
    DOMANDE: 1) ha senso cercare di risocostruire la morfologia seppur ipotetica dell’acquifero complesso (gradiente stimato 1,5%) o conviene schematizzarlo a strati orizzontali piani? 2) Come simulare elementi lentifomi a geomteria non del tutto definita?

    #4593
    bernagozzi
    Amministratore del forum

    Se in uno spessore di 80 metri complessivi di acquifero lo spessore delle lenti di sabbia è di 20-25 metri, significa che la maggior parte di questo corpo è costituito da materiale a bassa permeabilità, immagino limi, limi sabbiosi.
    Se le lenti non sono interconnesse il comportamento dell’acquifero è governato dal comportamento di questi materiali a scarsa permeabilità che quindi andrebbero in qualche modo caratterizzati.
    Probabilmente una cosa utile sarebbe ricostruire una sezione geologica dell’area, meglio se più di una, tentare di tracciare queste lenti in modo da avere una idea della loro posizione e continuità e poi tentare di ricavare un valore di permeabilità verticale e orizzontale dell’insieme dell’acquifero. A questo punto tentare di risolvere in prima battuta il modello come se si trattasse di un acquifero omogeneo ed anisotropo.
    Una cosa interessante la puoi sicuramente ricavare dalle prove di pompaggio. Se le lenti non sono continue la prova di pompaggio, se è stata protratta per un tempo sufficiente, potrebbe aver intercettato il limite della lente. Su un grafico semilogaritmico tempo-abbassamento il limite dovrebbe essere marcato da un irripidimento della curva. Ora, è molto difficile capire la distanza del limite, però un comportamento del genere dovrebbe essere di aiuto per confermare la chiusura laterale della lente. Se la prova non è stata protratta per un tempo sufficiente (a volte occorrono anche delle settimane, dipende dalla geometria della lente) questo effetto non lo noti.
    Saluti

    #4592
    peppegrim
    Membro

    Salve, sono uno studente di ingegneria e sto smanettando con ModelMuse per cercare di imparare come funziona, magari potreste darmi una mano per capire. Il titolo di questo post (“acquifero multifalda”) mi fa pensare che questo possa essere modellato in ModelMuse…ci sto provando ma non riesco a capire come impostare i differenti livelli della falda.
    Mi spiego, 4 layers: 1° sabbia, 2° limo e sabbia, 3° ghiaia, 4° argilla. Il livello della prima falda, quella superficiale, è più elevato di quella profonda; mi potreste dire se è corretto il mio ragionamento?
    – 1,2 e 3 sono layers “convertible” mentre il 4 è “confined”;
    – per ricostruire il livello di falda superficiale inserisco dei valori puntuali (rilevati nei pozzi) del livello di falda come “specified head CHD” solo all’interno del 1° layer;
    – per ricostruire il livello di falda profonda inserisco dei valori puntuali (rilevati sempre nei pozzi) del livello di falda come “specified head CHD” solo all’interno del 3° layer;
    – lancio la simulazione ma i risultati non mi sembrano troppo “convincenti”;
    – quali risultati devo plottare in modelmuse: “water table” o “3D data”? qual è la differenza tra i due?

    Grazie

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